-
-
Petrolio bianco. The happy end. Ediz. italiana, francese e inglese
L’edizione, la stampa, l’idea del libro ruotano attorno al testo di Faust Cardinali « Petrolio Bianco – the happy end » che sviluppa e delucida il pensiero dell’autore sulle quattro discipline del suo lavoro artistico: pittura, scultura, oreficeria e disegno sono attraversate dal desiderio di mischiare nel verbo tutta la materia, che sia semantica, tecnica onirica e metallica in rapporto all’idea di un futuro ipotetico, di una fine gioiosa del mondo. Il contrario di una fine escatologica; piuttosto una forma di fantascienza ironica, dove le resine delle installazioni e delle sculture, così come i gioielli, portano in sé parti preziose ed elementi di materie povere. La plastica convive con i diamanti, il polivinile con l’oro e il platino. Il libro sarà in tre lingue: francese, italiano ed inglese. Mostrerà alcuni nuovi lavori dell’autore che verranno presentati in febbraio 2020 nella sua mostra personale alla MiniMasterpiece Gallery di Parigi, oltre a contenere immagini di opere storiche, come per esempio « la Chimera Aretina Parigina », acquistata dal Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Il libro mostrerà inoltre lo stretto rapporto di scala-di dimensioni tra installazioni monumentali e oggetti di scultura orafa – il tutto in dialogo con il disegno e la scrittura
-
Storie di marketing (per viaggiatori curiosi)
I tradizionali strumenti di marketing riescono a creare valore per le attività delle aziende leader? Come possono i giovani manager del marketing e della comunicazione prepararsi al meglio per il loro futuro professionale? Al frequente disorientamento presente tra le nuove leve servirebbe, inoltre, un passaggio di testimone più chiaro e deciso che possa consegnare loro conoscenze, ambizioni, sogni, relazioni e autonomia, affinché il cambio generazionale produca i suoi frutti. Ci sono nuove e molteplici opportunità per definire ed eseguire un piano di marketing e comunicazione: molte altre ne nascono ogni giorno grazie alla diffusione delle tecnologie digitali. Tuttavia, per garantirne la coerenza e l’efficacia occorre un nuovo strumento di analisi e di organizzazione delle relative funzioni che ne definisca il percorso come in un viaggio. E se fosse un modello ispirato alla famosa Sacher con Panna? Un saggio che racconta, con semplicità, e grazie al contributo di influenti Dirigenti d’azienda, le storie e le idee per il futuro di questo particolare e affascinante mondo del marketing come fosse un romanzo.
-
-
-
-
-
-
Branding D.O. Progettare la marca. Una visione design oriented. Nuova ediz.
Branding: una visione Design Oriented.
Cos’è la brand? Quali sono le modellizzazioni che l’hanno definita? Che differenza
c’è tra i modelli di stato e quelli di gestione? Com’è cambiata la visione di Séguéla rispetto a quella di Semprini? E quella di Sicard rispetto a quella di Floch? E perché il design
è strategico per la brand? Un marchio ombrello ripara dalla pioggia? E un single brand, esce sempre da solo? È certo che le agenzie di pubblicità sappiano davvero cosa sia la brand?
O, forse, poiché le agenzie di pubblicità non sanno più cosa fare, continuano a far credere di saperlo? Quando è nato il concetto di brand? Raymond Loewy che ha disegnato
la bottiglia della Coca-Cola ha qualche cosa a che fare con tutto questo? E Paul Rand, padre dell’identità di Ibm era un designer messo lì per caso? E poi Steve Jobs con l’idea
di Apple ha pensato semplicemente ad un tool o, invece, ha individuato un mondo tutto nuovo? E ancora Walt Disney ha disegnato un topolino o ha scoperto una brand tutta
da sognare?Questo libro cerca di trovare risposte a queste domande. E si pone l’intento di farlo, giustificando razionalmente e scientificamente, le argomentazioni che stanno
alla base delle risposte.La prima parte del volume è dedicata al modello di branding e descrive approfonditamente gli aspetti che lo compongono. La seconda parte del libro tratta di come il modello
del branding si ricolleghi ad un modo di pensare la brand, affermatosi con l’insorgere
di particolari condizioni socioculturali e con l’incontro tra determinate culturee formae mentis. La terza parte, completa il percorso offrendo al lettore alcune schede di protagonisti che nel mondo del design e dell’impresa hanno segnato con progetti
e idee il mondo contemporaneo, e in particolare il mondo della brand. Un glossario dedicato completa il volume, come supporto al lettore, e come utile strumento di lavoro per chi opera come designer, professionista, product manager o imprenditore;e più in generale nel mondo della brand.
-
Brand 111. Centoundici domande e risposte per sapere di più sulla brand e sul suo futuro. Nuova ediz.
Dappertutto è Brand, la prima bibita che pensiamo è una Brand, una cioccolata spalmabile o un detersivo più bianco del bianco sono una Brand, lo sono la star di Hollywood e il dottore claudicante della fiction, la città di New York e Capri, Apple e IBM, Ernesto Che Guevara e Mao Tse-tung, Padre Pio e la Chiesa, Topolino e Superman, Emergency e la Nato, il Louvre e gli Uffizi, l’Italia e la Nuova Zelanda. Sembra che esista un nuovo paradigma del contemporaneo, una sorta di punto di vista per cui tutto appare riconducibile a un unico concetto interpretativo: la Brand. La domanda è: cos’è una Brand? Nel libro il lettore – studente o ex studente, designer o professionista della comunicazione – troverà un tentativo di risposta articolato su 111 domande nate ciascuna come conseguenza di quella che la precede, spunti di discussione intorno a un tema che tocca concretamente molti aspetti dei discorsi sociologici ed economici, incidendo nel contemporaneo e coinvolgendo innovazione, creatività e arte, passando attraverso la globalizzazione e la rete. Più livelli di indagine, con idee e citazioni, e risposte accompagnate da commenti illustrati. Ne risulta un racconto costruito da chi ha imparato cos’è la Brand interrogandosi e facendola, passando sempre attraverso una pratica verificata con la teoria, cercando le risposte anche in strada, tra la gente, potremmo dire sul terreno di battaglia in cui le marche si rivelano e si affermano o soccombono. Un’indagine i cui confini si insinuano tra la politica, il territorio, il mercato, l’antropologia, il design, la semiotica, l’architettura, l’arte, la persona, la parola e l’immagine. Una storia in progress, sempre più di interesse globale, dentro la quale chiunque può sentirsi autorizzato a intervenire. Dalla prefazione di Alessandro Ubertis.
-
La cinegustologia e il media entertainment
Nonostante si siano moltiplicate le forme e le piattaforme dell’audiovisivo, tra le serie televisive e il Web, i linguaggi si sono paradossalmente omologati. In parallelo la critica contemporanea, pressata com’è dal mercato e ― conseguentemente ― dal lifestyle journalism, si è adagiata su schemi (codicistici) di pensiero invece d’indagare in profondità i prodotti artistici, dal cinema all’enogastronomia. La Cinegustologia, in quanto libero metodo associativo, è una risposta alla globalizzazione del fare e del giudicare, smontando le presunte oggettività della semiotica strutturale in nome di quelle emozioni che i linguaggi tradizionali relegherebbero a un ruolo secondario. Il saggio, dopo una parte introduttiva, percorre tre tipologie di associazioni cinegustologiche che, nella loro dichiarata soggettività, non costituiscono dei nuovi codici, bensì il punto di “sentire” del suo autore. Così, il racconto dei movimenti artistici come fossero i piatti di determinati chef, dei generi cinematografici come fossero dei vitigni, e la filmografia di vari registi come fosse un coacervo di odori, sapori e consistenze, è un invito affinché il lettori trovi le sue personali associazioni. Il testo si conclude analizzando la valenza semantica del cibo all’interno dei film, cioè rivendicando il ruolo cinegustologico di ogni singola bevanda e ogni singolo piatto.
-